Vigliena 1953 - 2022
Avit vist?‘ncopp ‘a Marin hann vuttat a central ‘nterr, s'ver tutt Napl, quant’è bell! (signora Maria)
A Vigliena il 2 marzo 2022 sono terminate le operazioni di demolizione della vecchia centrale termoelettrica “Vigliena”, inaugurata dalla S.M.E. il 2 marzo del 1953. Per puro caso l’abbattimento delle ultime travi di ferro è avvenuto in occasione del sessantanovesimo anniversario, probabilmente negli stessi istanti in cui furono avviate le turbine. Nell’impianto attivo per un quarantennio è stato bruciato carbone e «olio residuo di raffineria».
La demolizione del vecchio impianto, costruito praticamente sull’arenile e nello spazio sottratto al mare, ha restituito la visione del panorama del litorale napoletano. È persino superfluo rilevare che si tratta di una veduta, nonostante le alterazioni, ancora affascinante. Dalle “Cento Cammarelle”, sul lato destro del Golfo, si riconoscono nitidamente: Palazzo Reale, Castelnuovo, Castel dell’Ovo, Santa Chiara, Castel Sant’Elmo, la Certosa di San Martino, Posillipo, Ischia, nonché il Monte Epomeo, e tutto il Golfo di Napoli.
Ahimè, l’ammalio durerà poco poiché l’impianto è stato abbattuto, unicamente, per consentire il compimento del progetto di ampliamento del Porto Commerciale dove si prevede di scaricare, fra non molto, centinaia di migliaia di container in quello che diventerà il “Terminale Contenitori di Napoli Levante”. Il progetto fu avviato il 23 dicembre 2000 con la sottoscrizione di un Accordo di Programma tra Regione Campania, Comune di Napoli, Autorità Portuale, Capitaneria di Porto, Università Federico II, Ministero dei Trasporti e Ministero dei Lavori Pubblici. Il progetto è stato poi confermato da tutte le amministrazioni susseguitesi.
Solo pochi anni prima era stata prospettata una effettiva riqualificazione del litorale con la demolizione dei vecchi impianti termoelettrici “Vigliena” e “Napoli Levante” (la “M. Capuano” fu demolita negli anni ‘80). Il nuovo progetto prevedeva la restituzione di un’area di oltre 140.000 mq. sul mare, proprio davanti al Forte. Il piano annunciava la costruzione di «una struttura per lo spettacolo e il tempo libero, in particolare dedicata ai giovani e alla musica». Durò poco, giusto il tempo di mettere a punto il programma per costruire una nuova turbogas da 400 MW e il prolungamento del Porto Commerciale.
Con la messa in opera della costruenda infrastruttura portuale sarà “ripristinato” il desueto scenario: lo scempio del paesaggio, il rumore, l’inquinamento, il degrado urbano in tutte le sue declinazioni. Questo tratto di costa e tutto il vivente che lo popola non trova pace. Senza alcuna tregua dall’Ottocento in poi si perpetuano processi di devastazione del litorale che proseguono sine die.
Si procede con la costruzione del “Terminale Contenitori”, costato finora centinaia di milioni di euro, nonostante le palesi contraddizioni emerse che dovrebbero indurre a rivedere radicalmente il programma. Le originarie previsioni progettuali annunciavano la movimentazione, nel nuovo terminale di Vigliena, entro il 2022 di 844.602 contenitori (TEU), ed altri 512.160 sui vecchi moli, per un totale di 1.356.762 TEU (Fonte A.P.). Adesso la previsione è mutata. Per l’intero Porto di Napoli la stima relativa al traffico container per il 2030 è valutata a 870.000 contenitori movimentati (Fonte AdSP). Nel 2019 e 2020 il traffico sui vecchi moli si è attestato rispettivamente su 681.929 e 643.540 TEU (Fonte AdSP). Dalla lettura dei dati risulta in modo piuttosto evidente che il piano approvato nel 2008 è ormai superato e dovrebbe essere riscritto.
Infatti, il velleitario progetto di ampliare ulteriormente le banchine portuali davanti alla ex Corradini si è arenato da solo atteso che lo scenario del traffico dei container è decisamente cambiato. Come si può notare l’iniziativa di devastare lo spazio acqueo di fronte alla ex Corradini è per buona sorte naufragata motuproprio e non certo per l’intervento del filantropo di turno.
Si sostiene che la rinuncia a procedere con la costruzione dei nuovi moli sia frutto di una concessione alla pratica del buon senso. Risulta nondimeno alquanto evidente il tentativo di mitigare la portata dello scempio che è stato messo in atto con la costruzione del “Nuovo Terminale Contenitori”. Allo stato, dal mio punto di vista, la situazione è quantomeno confusa poiché si continua a procedere nonostante l’evidenza che suggerisce di ridimensionare il vecchio progetto. Nei documenti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale si sottolinea ancora adesso la «difficoltà di reperire aree retroportuali» necessarie alla movimentazione dei container. Secondo tale tesi la movimentazione dei container richiederà l’allestimento di ampi piazzali per la sosta e la messa in opera di nuove infrastrutture per il trasporto con tutte le conseguenze connesse.
Sull’area gravano pure ulteriori incognite che possono accrescere la condizione di precarietà.
Poco si sa circa la destinazione della ex Corradini nonostante che ultimamente l’Amministrazione Comunale abbia annunciato il centesimo progetto (appena accennato) per «la riqualificazione della ex fabbrica…per un finanziamento richiesto di 50 milioni». La Corradini se riqualificata segnerebbe una svolta nel destino dell’Area Orientale della città di Napoli e non solo. Paradossalmente San Giovanni a Teduccio se pur ubicata sul litorale non dispone di accessi qualificati verso il mare. Gli stessi vasti spazi sul mare accessibili dal Museo Ferroviario di Pietrarsa, inizialmente aperti, da anni sono stati inibiti alla fruizione dei residenti e andrebbero riconsegnati alla cittadinanza.
Nonostante le reiterate “rassicurazioni” non è stata tuttora risolta l’eventuale espansione dello spazio destinato agli idrocarburi e segnatamente quello riservato al progetto del deposito GNL sul Molo Vigliena. Infatti, sul sito del Ministero della Transizione Ecologica fino a qualche giorno fa si riferiva che la procedura autorizzativa per la costruzione dell’impianto era in corso presso il CTVIA. In data odierna risulta che è stata “sospesa”. L’attuale sciagurato scenario di guerra in Ucraina, di cui si desidera una immediata risoluzione, può influire negativamente sulla opzione di costruire eventualmente il deposito GNL. Nelle ultime settimane l’orientamento che si profila è quello di realizzare gli impianti spinti dall’emergenza determinatasi, con tutte le prevedibili conseguenze.
In tale contesto la recente programmazione portuale contenuta nel Documento di Pianificazione Strategica (DPSS), non affronta in modo univoco il tema della riqualificazione. Permane, nonostante i buoni propositi annunciati nel citato documento, una sostanziale indisponibilità ad affrontare i temi «riguardanti il confronto tra il porto e la città, alla ricerca di soluzioni condivise di pacifica convivenza».
Formalmente il documento dichiara che intende migliorare la realtà urbana posta a ridosso del Porto dove vivono centinaia di famiglie con le quali tuttavia non c’è stato finora un confronto.
Il DPSS individua tra gli obiettivi quello della valorizzazione e del recupero dei beni culturali rientranti nel Demanio Marittimo. Però, l’AdSP continua a sorvolare sul tema del restauro conservativo del Forte di Vigliena sebbene sia obbligata a procedere in tal senso dal Codice dei Beni Culturali e dallo stesso Ministero della Cultura.
Nella riferita Relazione si afferma che il Porto «beneficia e subisce» la prossimità della città «ma dalla città deriva il grande limite del porto, fisico e concettuale, l’impossibilità dell’espansione ad oriente, oltre il litorale di San Giovanni a Teduccio». Nella impostazioneappena mostratasi nota purtroppo la difficoltà a prendere atto che l’area portuale è satura. Lo scenario è radicalmente mutato e non sono oltremodo riproponibili scelte che non recepiscono la complessità della fase di cui dovrà tenere conto la redazione del nuovo Piano Regolatore Portuale.
Con la ultimazione dei lavori del Nuovo Terminale Contenitori si aprirà un nuovo ciclo. Negli anni scorsi abbiamo provato a contrastare, purtroppo invano, la decisione di estendere l’area portuale sul litorale sangiovannese. Spero che nel prosieguo maturi la consapevolezza dei residenti la sola in grado di contribuire a definire una prospettiva migliore.
CENNI STORICI
Nel 2012 consultai presso l’Archivio Storico ENEL, situato allora in Via Ponte dei Granili, la documentazione relativa ai quattro impianti termoelettrici costruiti a San Giovanni a Teduccio tra il 1916 e il 1958 (in seguito, nel 2006, è stato costruito un nuovo impianto). Leggendo i documenti attinenti alla loro costruzione mi sono reso conto, integralmente, di quella che è stata a tutti gli effetti la “vandalizzazione” del territorio. A parziale discolpa dei disastri ambientali compiuti, spesso si sostiene che le conoscenze relative alle decisioni prese nel passato non potevano prevedere le conseguenze sociali ed ambientali che hanno causato il degrado odierno. In buona misura non credo che tale versione corrisponda del tutto alla realtà dei fatti.
La centrale termoelettrica “Vigliena”
La centrale “Vigliena” fu avviata il 2 marzo del 1953 dalla Società Meridionale Elettricità. Venne costruita nello spazio antistante alla centrale Maurizio Capuano, lato mare, risalente al 1925. Per la edificazione del nuovo impianto furono eseguite ulteriori colmate. La centrale termica fu finanziata con le risorse dell’European Recovery Program (Piano ERP/Marshall). La S.M.E. ottenne altresì una sovvenzione di L.135.000.000 annue, per un periodo di 15 anni a decorrere dal mese di marzo del 1953.
Alla cerimonia inaugurale intervennero il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, l’ambasciatore degli Stati Uniti Ellsworth Bunker, i Ministri dell’Industria e del Lavoro Pietro Campilli e Leopoldo Rubinacci, il Sottosegretario di Stato Silvio Gava, il Cardinale Marcello Mimmi, il Prefetto Francesco Diana e diversi parlamentari. Non si comprende bene se fosse stato presente anche il Sindaco Achille Lauro poiché il presidente della S.M.E. nel salutare le autorità usò la formula «a noi vicino in questo giorno, coi suoi collaboratori».
Lauro era capofila del PNM, la frase rituale utilizzata dall’ing. Cenzato risentiva evidentemente del clima politico cittadino e dell’approssimarsi delle elezioni. Tre mesi dopo, il 3 giugno, in piazza Plebiscito i monarchici disturbarono il comizio di De Gasperi con un lancio di topi vivi verso i partecipanti. Ci fu una «velocissima gara fra quella parte dei partecipanti al comizio ed i roditori» (La Stampa, 5 giugno 1953). Ho riferito la circostanzaper fornire notizie relative al clima sociale e politico della Napoli del tempo.
I quotidiani cittadini diedero ampio risalto all’inaugurazione della Centrale (si allegano ampi stralci dei quotidiani dei giorni 1,2,3,4 marzo 1953). “Il Mattino” del 3 marzo 1953 riferisce che il Sindaco si era recato insieme alle altre autorità a ricevere il Presidente del Consiglio alla stazione di Piazza Garibaldi. L’Unità racconta che dopo la cerimonia De Gasperi e Lauro si erano incontrati “amichevolmente” nonostante i “formali” contrasti. Appunto per questo, il giornale definì l’inaugurazione «cerimonia “atlantica”» il cui collante tra i diversi gruppi era l’ambasciatore americano.
L’ing. Giuseppe Cenzato, Presidente della S.M.E., tenne il discorso inaugurale.
Cenzato salutò le Autorità intervenute, in particolare l’ambasciatore statunitense e il suo seguito:
«Mi è sembrato doveroso riservare uno speciale e separato ringraziamento all’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America, S. E. Bunker, ed agli altri esponenti della Missione M.S.A. [Mutual Security Administration - Agenzia statunitense per l’assistenza militare, economica e tecnica], che qui rappresentano, insieme ai volenterosi tecnici americani, il grande popolo statunitense, che con lungimirante generosità ha dato alla vecchia Europa un potente aiuto per consentirle un più rapido risorgere dalle rovine della guerra».
Cenzato ricordò poi gli ingenti danni di guerra subiti dalla S.M.E. e dalla stessa centrale Maurizio Capuano di Vigliena:
«Nei tragici giorni dell’ottobre 1943, quando le truppe alleate entrarono in Napoli, paurosamente deserta - dove la vita pareva scomparsa, e non c’era acqua, non c’era gas, non vi erano telefoni -non vi era disponibilità alcuna di energia elettrica. Distrutte tutte le centrali idrauliche, ad eccezione della Sila, dalla quale peraltro eravamo isolati, trovammo nella Centrale termica che sorge vicino a questa nuova [La Centrale Maurizio Capuano] i turboalternatori squarciati dalle mine tedesche».
Il costo della centrale “Vigliena” fu di 12 miliardi di Lire. Cenzato riferì che: «Per la sua realizzazione il Governo ha consentito che l’acquisto in America del grosso macchinario fosse finanziato con dollari E.R.P. Com’è noto, si tratta di finanziamenti attraverso lo Stato, che devono essere rimborsati in 15 anni».
Cenzato ricordò anche l’impegno delle maestranze per ripristinare gli impianti danneggiati dai tedeschi nonostante le insormontabili complicazioni costituite dal prosieguo della guerra nel nord del Paese e le difficoltà di rinvenire i materiali necessari per le riparazioni. Lamentò pure l’esiguità dei fondi stanziati per la ricostruzione degli impianti a fronte dei danni subiti dalla S.M.E. pari a sette miliardi di lire del tempo.
L’ing. Cenzato non fece alcun cenno sulle responsabilità della classe dirigente italiana durante il ventennio e al ruolo ricoperto da egli stesso in quel periodo.
Alla costruzione dell’impianto parteciparono 60 aziende tra italiane e americane con la consulenza della statunitense Gibbs and Hill.
Cenzato illustrò poi le caratteristiche del nuovo impianto munito di due turbine rispettivamente da 30.000 e 60.000 kW.
L’impianto poteva essere alimentato sia dal carbone polverizzato, del Sulcis o estero, nonché da olio combustibile (residui di petrolio). La scelta del combustibile teneva conto della dinamica dei prezzi e della situazione geopolitica. Le foto della centrale degli anni ‘50 mostrano gli smisurati cumuli di carbone immagazzinati sui piazzali nonché gli enormi serbatoi per l’olio combustibile. La stessa centrale “Napoli Levante” realizzata successivamente, alla fine degli anni Cinquanta, usava lo stesso combustibile a cui si aggiungeva la possibilità di adoperare pure il gas naturale.
In una relazione della S.M.E. del 1951 si legge che nella Centrale in costruzione sarebbe stato adoperato il carbone del Sulcis poiché: «Gli impianti di combustione sono idonei a bruciare con i più alti rendimenti carboni di basso costo, quali i minuti polverulenti e particolarmente il carbone italiano “Sulcis” che ha un potere calorifico medio di circa 5.000 calorie/kg., con elevato contenuto di ceneri, variabile sino a raggiungere un massimo del 27%».
Per l’approvvigionamento del carbone la S.M.E. sin dal 1949 chiese all’Ente Autonomo del Porto, la possibilità di servirsi del molo della costruenda Darsena Petroli con «la facoltà di esercitare il trasporto del carbone con sistema a carrelli aerei (funivia) dal pontile Vigliena (lato darsena Pollena) ai parchi di accumulazione del nostro impianto». Tale richiesta non fu accolta.
Oggi appare inconcepibile: la S.M.E. nella istanza del 1949 chiese la facoltà di poter scaricare le ceneri prodotte, in grande quantità, dal nuovo impianto «nella zona arenile e di mare a levante» mediante apposite bettoline. La S.M.E. successivamente usò poi le ceneri per la realizzazione della colmata necessaria per fabbricare la Centrale termoelettrica di “Napoli Levante” compiuta alla fine degli anni ’50.
Nel maggio del 1951 la S.M.E. ridefinì un nuovo progetto per la costruzione di una nuova Darsena confinante con l’area petroli per l’arrivo del carbone «via mare con navi da 10.000 Tonn. che si disporranno per lo scarico accostando al nuovo molo sottoflutto». Nella relazione la S.M.E. diede anche il nome alla prevista infrastruttura denominandola “Darsena Capuano”. Negli elaborati tecnici invece si limitò a citare il Molo sottoflutto e la Banchina, entrambe, col nome di Capuano. Sebbene la S.M.E. fosse una rilevante azienda a cui era “difficile” dire di no il citato progetto non fu, come al solito, prontamente recepito. Successivamente, seguirà una lunga sequela di azioni contraddittorie con la rinuncia prima e con la riproposizione poi del progetto della Darsena.
Per dirimere la questione della “Darsena Carboni” nel 1954 intervenne la stessa Regione Sardegna. L’assessore Ignazio Serra si recò di persona, nel mese di giugno, presso l’Ente Autonomo del Porto di Napoli per chiedere che fosse realizzata prima possibile la Darsena necessaria per scaricare il carbone del Sulcis presso l’impianto di Vigliena. All’assessore fu detto che l’Ente aveva provveduto ad inviare la documentazione che «per i suoi riflessi tecnici, è stata sottoposta ai competenti organi del Ministero dei lavori pubblici; ma, soprattutto in sede della competente sezione del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, ha trovato ostacoli».
Ieri come oggi un aspetto risulta fin troppo chiaro, cioè quello relativo alla contesa asperrima delle holding per accaparrarsi gli ormeggi sulla linea di costa.
La S.M.E. era un’azienda estremamente efficiente, raggiungeva i suoi obiettivi in modo piuttosto risoluto e senza andare troppo per il sottile. A San Giovanni a Teduccio in meno di quarant’anni, dal 1923 in poi, realizzò ben tre impianti distruggendo un tratto considerevole della linea di costa e lo specchio acqueo antistante. Per l’impianto di “Napoli Levante” i cui lavori iniziarono nel 1958 è appropriato precisare che la Presidenza della S.M.E. dal 1956 era intanto passata in mano pubblica con la nomina dell’avv. Vito Antonio Di Cagno, già sindaco di Bari.
Proprio in quegli anni, nel 1958, fu approvato il Piano Regolatore Portuale che decretò la costruzione, oltre alla Darsena Petroli in corso di realizzazione, la fabbricazione di quattro nuove Darsene di cui tre adibite al traffico degli idrocarburi. Secondo quel disegno le infrastrutture portuali dovevano essere allocate lungo tutto il litorale sangiovannese. Purtroppo, sembrerà strano, ancora adesso siamo chiamati a fare i conti con il P.R.P. del 1958, tuttora in vigore. Le decisioni assunte già allora risultavano inopportune e tanto più sono da ritenersi assurde adesso.
Vale la pena di riferire che in realtà il progetto della costruzione delle quattro darsene aggiuntive era in campo sin dall’agosto del 1947. Su una piantina dello SVIMEZ qualificata come “Progetto di massima della Zona Industriale di Napoli” le quattro darsene risultavano già raffigurate. L’ing. Cenzato era destinatario, per conoscenza, di una copia del progetto nella sua veste di Vicepresidente dello SVIMEZ di cui era stato tra i principali fondatori.
Dalla lettura di una missiva della S.M.E. del 21 gennaio 1961 si apprende che il carbone proveniente dal Sulcis arrivava ancora nel Porto di Napoli e mediante gli autocarri veniva trasportato nella centrale Vigliena determinando problemi relativi alla gestione del traffico. Ancora ora alcuni residenti ricordano “le Cocche” (Carbon KOK) scaricate a Vigliena.
Nella documentazione conservata nell’Archivio ENEL si rilevano inoltre forniture di carbone provenienti dalla Russia, nel periodo 1965/67, e dalla Polonia nel 1968 (nel vivo della “guerra fredda”).
Nello spazio acqueo di quella che secondo S.M.E. doveva diventare la “Darsena Capuano” era posta l’opera di presa, protetta, per pompare l’acqua del mare necessaria al raffreddamento. Il luogo fu rinominato dai residenti “’Ncopp o’ quadrat”. A’ ret a’ current era posto invece lo scarico. Nello spazio acqueo venivano pescate vongole e pesci in grande quantità di cui non posso assicurare la genuinità. Anzi, secondo le analisi effettuate dalla ICRAM la caratterizzazione dei fondali effettuata nel 2002 aveva «evidenziato uno stato di contaminazione diffusa e rilevante», nonostante che lo spazio acqueo risultasse formalmente poco sfruttato.
Solo successivamente, in data 11 dicembre 1961, il Ministero dei Lavori Pubblici accolse una nuova richiesta avanzata il 20 marzo 1961 dalla S.M.E., concernente l’ampliamento della zona demaniale marittima per la edificazione della centrale di “Napoli Levante” e per «la costruzione urgente del pontile di scarico del carbone».
Alla fine del 1962, con la nazionalizzazione dell'industria elettrica, l’ENEL (allora Ente Pubblico ora S.p.A.) subentrò alla S.M.E.
In conclusione, in una relazione del Ministero dell’Ambiente del 30 maggio 2007 concernente i lavori di adeguamento della “Darsena di Levante” si rilevava che la Darsena «risulta ad oggi ancora non ancora completata … la darsena doveva essere dotata di cinque ormeggi destinati al traffico degli oli combustibili destinati ad alimentare la centrale ex ENEL (ora Tirreno Power) che non sono mai stati realizzati …».
La S.M.E. dell’ing. Giuseppe Cenzato
La S.M.E. è stata una delle più importanti imprese del paese. Nel più volte citato intervento dell’ing. Cenzato furono fornite le cifre sulla realtà dell’azienda in quel periodo: «L’insieme del Gruppo Meridionale, che provvede al 93% della energia consumata nell’Italia meridionale continentale …. si presenta oggi nella economia del Mezzogiorno con 62 Centrali idroelettriche per 780 mila KVA; sei serbatoi con una capacità complessiva corrispondenti a 540 milioni di kW-ora; tre Centrali termiche per 140 mila kW».
L’ing. Giuseppe Cenzato ebbe un ruolo rilevantissimo nelle vicende di Napoli e del Mezzogiorno per un lungo periodo. Cenzato era nato a Lonigo, in provincia di Vicenza (20/03/1882-Napoli, 20/08/1969).
Stefania Barca nella pubblicazione«L'etica e l'utilità: appunti sul «meridionalismo razionale dell'ingegner Cenzato», in Meridiana, n.31, 1998,traccia in modo particolareggiato il profilo di Cenzato. Ho estratto alcuni punti dello scritto:
«Michele Fatica lo ha definito con espressione efficace “uno di quegli uomini che contano al di là di ogni mutamento di regime politico”».
«una fiducia assoluta nell'impresa e nel potere imprenditoriale come forza trainante dello sviluppo nazionale, il che implica che “i meccanismi di funzionamento dell'azienda industriale non devono trovare ostacoli di alcun genere nei meccanismi di funzionamento della società civile e politica, che anzi deve conformarsi al modello dell'impresa gerarchicamente strutturata” (e in questa chiave va letta, a mio avviso, la convergenza ideologica con il fascismo)».
Sul profilo della S.M.E. di Cenzato si espresse più volte il deputato socialista Giacomo Mancini, ed altri, il quale nella seduta parlamentare dell’11 ottobre 1951 presentò un ordine del giorno sulla situazione del mezzogiorno relativa alle opere pubbliche. L’onorevole Mancini pronunciò parole sferzanti: «noi vogliamo… che tutta la vita del mezzogiorno d’Italia sia tolta dalle mani dei baroni della “Sme”, che decidono secondo la fredda legge del monopolio e non secondo gli interessi della collettività e dai quali dipendono anche gli aspetti più modesti della nostra attività giornaliera».
Addirittura, nello stesso PCI all’indomani della liberazione si determinò una spaccatura tra quelli che auspicavano una istantanea riabilitazione dell’ing. Cenzato e quelli che chiedevano che fosse messo da parte per i suoi trascorsi durante il regime. Il senatore Mario Palermo nelle sue «Memorie di un Comunista napoletano» scrisse: «In una riunione del Comitato di Liberazione, mentre si discuteva della destituzione del prefetto Soprano che aveva collaborato con i nazisti, si presentò l’ing. Cenzato, presidente della SME, consigliere nazionale della camera dei fasci e delle corporazioni, presidente dell’unione fascista degli industriali, uno dei più alti esponenti della plutocrazia fascista. Al suo apparire il compagno Ingangi insorse e lo investì violentemente, ingiungendogli di allontanarsi immediatamente. Ciò suscitò le proteste dei partiti borghesi e Reale [segretario della Federazione Comunista Napoletana], anziché appoggiare la protesta di Ingangi, si schierò non solo con gli altri partiti ma lo apostrofò violentemente dichiarando che “il suo atto era impolitico”».
Infine, come sopra riferito, nel giugno del 1956 l’avv. Vito Antonio Di Cagno fu nominato Presidente della S.M.E. ponendo fine alla lunga esperienza dell’ing. Cenzato nella conduzione dell’azienda. All’ing. Cenzato fu riservata la carica di Presidente Onorario. La nuova nomina avvenne in seguito al mutamento degli assetti societari con il rafforzamento della partecipazione azionaria pubblica attraverso l’intervento dell’I.R.I. Nel 1962, in seguito alla nazionalizzazione, si pervenne alla costituzione dell’ENEL di cui l’avv. Di Cagno divenne presidente.
Ringrazio per la cortese disponibilità l’Archivio Storico ENEL, l’Emeroteca Biblioteca Tucci e l’Orchestra Mandolinistica di Lugano.
I filmati proposti nel video sono stati pubblicati dall’Archivio Storico ENEL, dall’Istituto Luce. Il documentario «Itinerari Italiani, Campania, 1953», è stato digitalizzato e diffuso da ©Ludovicomosca.com. I filmati dell’abbattimento dell’impianto sono di E.M.
I brani musicali sono stati eseguiti dall’Orchestra Mandolinistica di Lugano nel concerto “Autori vari, Canzoni Napoletane”: “Marechiare” (Di Giacomo, Tosti), “Maruzzella” (Carosone, Bonagura), “Mandulinata a Napule” (Tagliaferri, Murolo), “Na Sera 'e Maggio” (Murolo), “Guapparia” (R. Falvo, L. Bovio. (https://youtu.be/2e_7kZQa4Zo).
La canzone «Io ti racconto» è di Claudio Lolli, dall’album «Un uomo in crisi: Canzoni di morte. Canzoni di vita», 1973. Il compianto Claudio nel 2006 ci autorizzò ad usare tutte le sue canzoni a sostegno della lotta contro la costruzione della turbogas di Vigliena.
P.S. Per le ragioni anzidette ritengo che il trasferimento dell’Archivio Storico ENEL da Via Ponte dei Granili, con le motivazioni addotte da ENEL, sia stato davvero intollerabile. Il trasferimento è avvenuto nonostante che un nutrito gruppo di cittadini, tra cui prestigiosi personalità del mondo della cultura, avessero chiesto ad ENEL di recedere dalle sue posizioni.
Rassegna stampa dei giorni 1, 2, 3, e 4 marzo 1953
Il Mattino, 1 marzo 1953
«De Gasperi inaugura domani la nuova centrale di Vigliena».
«Domani sarà inaugurata la muova grande Centrale Termoelettrica a Vigliena, interverranno
alla cerimonia inaugurale S.E. De Gasperi, l’ambasciatore americano Bunker e i più alti esponenti della Missione M.S.A. che verranno espressamente, oltre che da Roma, anche da varie capitali europee[…]».
Il Mattino, 2 marzo 1953
«De Gasperi stamane a Napoli per l’inaugurazione di Vigliena».
«[…]La centrale è sorta, ed ha giganteggiato, circondata da una specie di ansa di riservatezza[…]».
«Significato di una realizzazione». «[…]Non v’ha dubbio che questa mattina, da tutta Napoli confluiranno a Vigliena macchine e macchine, portanti tutti gli uomini che hanno un peso e un significato nella vita politica ed economica delle regioni meridionali. L’interesse, suscitato della grande opera elettrica di Vigliena, è testimoniato dalla massa di adesioni che sono affluite alla Presidenza della SME. Non facciamo nomi. O meglio, ne facciamo uno solo: […] per l’autorità della sua voce e del suo giudizio rappresenta oggi con singolarissimo prestigio la tradizione politica meridionale: vogliamo dire Enrico De Nicola [primo Presidente della Repubblica» Italiana].
«Una piccola città di cemento e ferro». «La nuova Centrale, che si inaugura questa mattina, attesta dello sforzo, grandioso, che l’industria elettrica meridionale sta sostenendo per mettere, a disposizione dell’economia produttiva del Mezzogiorno nuove e cospicue fonti di energia. La piccola città di cemento e di ferro, che sorta di fronte al mare, e che questa mattina si presenterà, scintillante di ottoni, di cristalli, di bandiere, agli sguardi degli illustri visitatori, produrrà tanta energia da sopperire da sola ad un terzo dell’attuale domanda di energia elettrica del Mezzogiorno. Infatti, le popolazioni meridionali hanno oggi sete di due miliardi di kilovattori e la Centrale di Vigliena ne produrrà settecento milioni […]».
Il Mattino, 3 marzo 1953
«Le speranze della Nazione sono riposte nel Mezzogiorno, così ha affermato ieri De Gasperi nel discorso per l’inaugurazione della Centrale Vigliena».
«Un altro pubblico».
«[…]durante questi tremendi anni del dopoguerra, quando si è dovuto rifare tutto da capo, il nostro pensiero, e forse non solo il nostro, andava a tutti coloro che hanno reso attuabili questi sforzi e che hanno costruito queste Centrali; e noi vedevamo, e forse non soltanto noi, al posto di quel pubblico, un altro pubblico affollare il vasto salone dove c’eravamo tutti riuniti per solennizzare una grande festa del Lavoro; un pubblico di operai, di gente anonima, di lavoratori oscuri che con le loro braccia hanno riempito i tre milioni e mezzo di ore lavorative che sono state necessarie per far sorgere questa piccola città di cemento e di ferro; e tra questa folla di operai, vedevamo aggirarsi i tecnici, gli specialisti, gli ingegneri che con la loro preparazione, la loro esperienza e il loro ingegno hanno concorso a fare di questa Centrale una delle più morderne e perfette che siano state finora realizzate […] e tanti altri valorosi tecnici che ciascuno nel loro settore hanno lavorato con fede e con capacità; e la schiera di coloro che sono venuti dagli Stati Uniti a supervisionare il montaggio delle macchine; un esercito di lavoratori, illustri ed oscuri, ai quali andava oggi il mostro grato pensiero di napoletani[…]».
«Visita alla Centrale». «Il tempo splendido ha favorito la perfetta riuscita dell’avvenimento che si solennizzava: e la Centrale, svettante verso il cielo nelle sue agili linee di fronte al mare, offriva una incomparabile visione col lucido splendore dei suoi ottoni, la mobile trasparenza dei suoi cristalli e il festoso garrire delle sue bandiere[…].
« Il Capo del Governo, che era assieme alla sua gentile consorte, è giunto alle 10,40 alla stazione di Piazza Garibaldi, ricevuto dal Prefetto, dal Sindaco, dal Questore e da numerose autorità cittadine. L’on. De Gasperi si è subito recato a “Vigliena”, dove è stato accolto da una calda manifestazione d’entusiasmo da parte delle maestranze e dei tecnici della nuova Centrale[…]».
«[…]Quando l’on. De Gasperi e il seguito sono giunti nel grande salone, dove si sarebbe svolta la cerimonia inaugurale, la folla degli invitati era fittissima. Impossibile far nomi. C’eran tutti, deputati, direttori di banca, esponenti della vita politica, rappresentanti del mondo industriale, tutti coloro che in un senso o nell’altro sono in primo piano sulla scena cittadina[…]».
«Compiacimento americano». «Successivamente ha preso la parola l’Ambasciatore americano Mr. Ellsworth Bunker, il quale parlando in un italiano un po’ “trascinato” nelle cadenze ma assai chiaro, ha dichiarato che per lui era un grande piacere trovarsi oggi a Napoli per questa cerimonia che segna un ulteriore passo avanti nello sviluppo del processo d’industrializzazione dell’Italia e un aumento delle possibilità che essa ha di contribuire alla forza complessiva di un’ Europa Unita. “In quanto membri ad eguali condizioni dell’Alleanza atlantica - ha concluso l’Ambasciatore - siamo reciprocamente interessati al progresso materiale e spirituale di tutti i popoli dell’alleanza stessa. Quindi, è con profonda soddisfazione che io rappresento qui oggi il mio Governo in occasione della inaugurazione ufficiale di uno stabilimento, che potenzia l’economia italiana e di conseguenza, la forza materiale e la saldezza spirituale del mondo libero” […]».
«De Gasperi ha detto:» «[…]il Presidente del Consiglio ha quindi rilevato come nella vita politica e spirituale di un Paese spesso si levino voci contrastanti e a volte a offensive e denigratorie « Voglio ricordarle qui, queste voci - ha continuato l’on. De Gasperi - e non per spirito di polemica: si parla di servaggio, di schiavitù, di asservimento a certi popoli e a certi governi. Noi possiamo dire oggi di essere asserviti solo al nostro lavoro. E diciamo pure che siamo uniti con altri popoli e con altri governi proprio per servire il lavoro[…]».
«[…]L’on. De Gasperi ha quindi espresso la propria riconoscenza, e quella di tutto il Paese, per i tecnici e le maestranze italiane che cooperano attivamente agli sforzi del Governo. “Non ci sono oggi - ha continuato - degli uomini che cercano di sfruttare il lavoro a vantaggio del capitale: ciò non è né nel nostro interesse né nel nostro programma. È per questo che, quando ci accusano di essere asserviti a qualcuno o a qualche cosa, noi possiamo rispondere di essere asserviti al lavoro, al progresso ed alle occasioni del lavoro stesso”».
«Rivolgendosi ai meridionali, l’on De Gasperi ha detto: “Non disperate, amici del Sud, cittadini di Napoli: noi non possiamo improvvisare, non siamo in possesso di una bacchetta magica, ma anche per il vostro problema siamo convinti che si tratta di una questione riflettente unicamente il lavoro: un lavoro duro e complesso, faticoso e snervante, già in atto ed in via di avanzato progresso. […] Oggi ci ricordiamo di essere innanzi tutto italiani e sappiamo che le nostre speranze per il risollevarsi dell’intera Nazione sono tutte riposte nel Mezzogiorno e nelle sue magnifiche possibilità di ripresa[…]».
L’Unità, 2 marzo 1953.
«Per l’arrivo di De Gasperi “consegnati” gli operai!»
«L’on. De Gasperi dovrebbe recarsi stamane nella zona dei cantieri «Vigliena» per l’inaugurazione della omonima Centrale termoelettrica che la SME ha impiantato con acconce operazioni «erpivore» [cavallette] e facendo venire dall’America del Nord macchinario, caldaie e turbo-alternatori che avrebbero potuto benissimo essere costruiti in Italia.
Ma queste sono faccende che poco interessano il nostro Presidente del Consiglio: ragion perché egli si congratulerà vivamente con i monopolisti della SME e farà magari un altro discorso per esaltare le straordinarie capacità ricostruttive del regime d.c. Secondo notizie provenienti da buona fonte, gli operai del “Vigliena” sarebbero stati invitati a munirsi di una buona colazione perché nessuno potrà uscire fuori dai cantieri sino alla fine della cerimonia! Ne sa qualcosa di questo pazzesco ordine di «consegna» II signor Questore di Napoli?»
L’Unità, 3 marzo 1953
«De Gasperi versa lacrime sul Mezzogiorno ma abbraccia i monopolisti della S.M.E. Inaudito spiegamento di polizia, ed odiose misure di ordine pubblico - “Consegnati” gli operai nelle fabbriche - Bloccato il traffico per molte ore – Frettolosa e fredda cerimonia a Vigliena». «Mentre, ritornando da San Giovanni dove […] guardavamo, dai finestrini del tram, via via lo spettacolo desolante di distruzioni e miseria che offre tutta la zona industriale fino a Napoli […] ripensavamo alle parole demagogiche pronunziate da De Gasperi nel corso della cerimonia, e mai frasi ci sono sembrate più vuote, più retoriche, più menzognere […] Ma procediamo con ordine.
«De Gasperi, troppo indaffarato nei suoi viaggi a Washington e nell’adoperarsi per inserire il nostro paese nell’alleanza atlantica, mancava da Napoli. Ieri è venuto, finalmente, nella nostra città, per la cerimonia di Vigliena[…]».
«Schieramento di polizia». «Avrebbe potuto essere una occasione ottima, per lui, per sincerarsi con i suoi stessi occhi, proprio mentre è in corso, in Senato e nel paese, e in tutto il Mezzogiorno, una accorata, ansiosa discussione su quei provvedimenti speciali di cui Napoli ha bisogno, dello stato in cui si trova una delle più grandi città della Nazione da lui governata[…]».
«[…]Invece il Presidente del Consiglio è passato per Napoli in fretta, in una atmosfera di preoccupazione e di freddezza, sventagliando intorno a sé centinaia di poliziotti, di carabinieri, di celerini, di agenti. Ed il “buono, grande generoso popolo meridionale” non ha fatto neppure in tempo a vederlo dai finestrini della sua macchina poiché, lungo il percorso del rapidissimo corteo, cordoni di agenti tenevano lontani tutti i passanti, per un buon raggio intorno. In compenso l’on. De Gasperi ha visto, e si è intrattenuto a lungo con loro, i dirigenti della SME il grande monopolio elettrico del Mezzogiorno, l’ambasciatore americano, il Presidente del Banco di Napoli, i dirigenti del suo partito, il questore, grossi capitalisti e imprenditori vari. Il “buono, generoso, grande popolo meridionale”, per l’on. De Gasperi è, evidentemente, costituito da questi signori sopra elencati.
Fin dalla prima mattinata di ieri la polizia si è messa in movimento per “preparare” Napoli e San Giovanni alla visita di De Gasperi. Dalla ferrovia a San Giovanni sono stati disposti agenti, pattuglie di carabinieri, camionette radiocomandate, nella misura di due o tre poliziotti ogni dieci metri di strada. Lo schieramento era più imponente intorno al triste casermone dei Granili, evidentemente per tema che le migliaia di infelici cittadini napoletani che vivono da anni in quello inferno, ricordassero all’on. De Gasperi le sue vuote promesse, gli gridassero in faccia il loro disprezzo e la loro condanna».
«Pulizia ai “bassi”». «Fin dalla mattina gli agenti erano andati in giro per le case a far togliere i panni appesi alle finestre, a far “pulire” le porte dei bassi, a ingiungere alla povera gente, stracciata e denutrita, di non “farsi vedere” al passaggio del Presidente. Offre, infatti, questa zona di Napoli (come tante altre) un aspetto ben poco edificante di quella “civiltà occidentale” che De Gasperi, insieme con i suoi padroni americani, sta preparando con amore per gli italiani.
Non minore cura ha dedicato la polizia, in questa “toilette” alla città “ad usum” del Presidente del Consiglio, per “togliere dalla circolazione” gli operai che hanno lavorato alla centrale di Vigliena. La maggior parte di essi sono stati dispensati dal recarsi ieri alla all’inaugurazione della centrale da essi costruita. I lavoratori, poi, delle fabbriche adiacenti (Vigliena, Pellegrini, Cirio e SILM) sono stati “sequestrati” in fabbrica, per “misure d’ordine pubblico”. È stato infatti loro impedito di uscire dagli stabilimenti, come al solito, durante l’ora di colazione. Il perché […] Non è difficile capirlo, tenendo conto della situazione in cui si trova l’industria napoletana a seguito proprio della politica dell’on. De Gasperi: evitare che i lavoratori fossero presenti, che ricordassero, anche non solo con la loro presenza fisica, che a Napoli la industria muore, che a tre passi dal luogo dove De Gasperi e lo ambasciatore U.S.A. hanno parlato ieri, gli operai lavorano da 3 anni e più solo 3 giorni alla settimana, che in quel porto di Napoli visibile dalle finestre dello edificio della nuova centrale, tutto è fermo, da anni, Il commercio langue, le banchine sono deserte.
Ecco quale è stato il carattere di questa visita a Napoli del Presidente De Gasperi. Vogliamo dire la parola giusta? Paura: il Presidente del Consiglio, protetto da cortine di poliziotti, è sgattaiolato furtivo, come un colpevole, per la città. Si è trovato a suo agio solo fra i suoi amici, i monopolisti della SME, l’ambasciatore U.S.A., i dirigenti del Banco di Napoli, ecc. Allora sotto la luce gialla dei “5000” della INCOM., davanti a un pubblico di invitati e di belle signore, e di poliziotti in tuta di operai, si è commosso sulle sorti del Mezzogiorno, non dimenticandosi, però di dire prudentemente “non possiamo però improvvisare - dovete darci tempo - abbiate speranza amici meridionali!”».
«Durante la cerimonia». «[…]Alla cerimonia “atlantica”, e ciò non è meno significativo, erano inoltre presenti vari amministratori comunali della nostra città, fra cui l’ing. Limoncelli. Più tardi l’on. De Gasperi si è amichevolmente incontrato col sindaco Lauro. Perché, in certe atmosfere, allora tutti questi signori, che a parole si criticano aspramente, sono tutti d'accordo. Del resto l'anello di congiunzione c’era. L’ambasciatore americano. E. S.»
L’Unità, 4 marzo 1953
«Chiusa la cerimonia al “Vigliena” Novantadue operai licenziati».
«Ieri l’altro l’on. De Gasperi ha parlato del “buono, grande, generoso, degno e forte popolo meridionale”: ieri mattina 92 lavoratori che hanno costruito gli edifici della centrale elettrica del Vigliena, hanno appreso che la ditta Carola aveva deciso di licenziarli in tronco. A 24 ore di distanza dalla solenne cerimonia governativa non poteva immaginarsi commento più drammaticamente significativo: per la gravità del fatto e per il modo col quale ci si è pervenuti.
La settimana scorsa, come avemmo occasione di dire, i lavoratori della Carola si posero in agitazione perché era stato minacciato il licenziamento di 50 lavoratori. La loro decisione, le loro valide ragioni, sembrava che avessero consigliato l’impresa a far macchina indietro. Infatti fu assicurato che nessun licenziamento avrebbe avuto luogo, e la serenità tornò fra quei lavoratori. Una settimana dopo, invece, sono piombati i licenziamenti, in tronco, senza nessun preavviso. E quello che colpisce di più è il fatto che i licenziati non sono 50 - come si temeva in un primo momento -, bensì 92.
La viltà della manovra padronale è evidentissima: occorreva tenere buoni i lavoratori in attesa della “visita” di De Gasperi. Dopo si sarebbe provveduto[…]».
Completa e precisa ricostruzione storica della Centrale di Vigliena all'interno di un quadro di interventi pubblici susseguitesi nel tempo che hanno determinato l'attuale degrado sociale ed ambientale di San Giovanni.
Forse sarebbe il caso di mettere on line un file pdf scaricabile di questo importante lavoro documentale di Enzo Morreale in modo da dare a chi lo voglia la possibilità di visionarlo anche nei prossimi mesi/anni, di socializzarlo e di conservarlo.
Un grande grazie ad Enzo Morreale per il suo impegno tenace e costante nella difesa ambientale di Napoli Est e nella salvaguardia della salute dei suoi abitanti.
“Il tratto di costa dell’area orientale di Napoli, e tutto il vivente che lo pòpola, non trova pace. Senza alcuna tregua, dall’Ottocento in poi, si perpètuano processi di devastazione del litorale, che proseguono sine die”.
“Un pizzico di storia Sangiovannése” è un altro importante ed appassionato contributo dell’amico Enzo Morreale al comune impegno di “conoscere la realtà per trasformarla”.
Si tratta di un autentico "memoriale" ovvero “passato, che si fa presente, per guidare verso il futuro”: l’esatto contrario, perciò, come ben scrive Pasquale Sinarcia, di chi “non ha cognizione del tempo, non conosce il passato, non è presente, e per il futuro interessa solo mantenere la poltrona o il guadagno a breve”: erbe infestanti e zizzània che purtroppo oggi molto avvelenano il campo del mondo.
NON SI TRATTA, è bene ribadirlo, della famosa lamentazione di chi dice “non nel mio giardino” (anche perché qui il giardino non c’è più da tempo), né tanto meno della angùsta difesa di interessi parziali.
Al contrario, anche sul nostro territorio, si è combattuto e si combatte lo storico “duello” fra:
- un tipo di economia che concepisce la natura solo come “qualcosa da usare” in funzione della crescita del capitale accumulato in poche mani;
- un tipo di economia, ad esso alternativo, fondato invece sulla crescita umana, di ogni uomo e di ogni donna, in armonia con sorella madre terra.
Enzo scrive, in conclusione: “La consapevolezza dei residenti è la sola cosa in grado di contribuire a definire una prospettiva migliore”.
Ed io aggiungo: il lavoro di Enzo Morreale è un ottimo strumento di coscientizzazione e di formazione per chi, varcàta la soglia della sopportazione e non cedendo alla rassegnazione e alla sfiducia, intende impegnarsi concretamente in questa prospettiva.
P.S. - Nella rassegna-stampa relativa alla inaugurazione della Centrale di Vigliena nel marzo 1953, spiccano gli articoli firmati dallo scrittore Enzo Striano (1927-1987), celebre autore del romanzo "Il resto di niente", vissuto e formàtosi in gioventù proprio sul litorale di S.Giovanni a Teduccio.
Un reportage-denuncia che tutti dovremmo leggere. Grazie a Enzo Morreale per il prezioso lavoro di "recupero della Storia".