Sul litorale di San Giovanni a Teduccio proseguono i lavori di completamento delle nuove infrastrutture portuali, che stanno già causando notevoli disagi, anche nella fase di cantiere.
Alcuni residenti della zona di Vigliena denunciano danni strutturali agli edifici causati dalle attività in corso, insieme a gravi forme di inquinamento ambientale e a rischi per la salute - in molti casi già compromessa. Segnalano vibrazioni simili a scosse sismiche, crepe nei fabbricati, rumori continui, presenza di polveri sottili e traffico intenso di automezzi diretti ai cantieri portuali. Tutto ciò sta mettendo a dura prova l’equilibrio psicofisico della popolazione.
Per tali motivi, lo scorso 11 settembre è stata inviata una missiva all’Autorità di Sistema Portuale (AdSP), al Vicesindaco e al Presidente della VI Municipalità, con la quale si chiede al Comune di Napoli un intervento urgente presso l’Autorità Portuale per effettuare verifiche sulla sicurezza, sugli impatti ambientali e sul rispetto delle prescrizioni previste dalla legge. È stato richiesto, inoltre, un confronto diretto.
In data 3 ottobre 2025, l’AdSP - tramite il Segretario Generale - ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti, comunicando che:
«È indetta apposita riunione in data 16 ottobre p.v., alle ore 11:00, presso la sede di questa Autorità di Sistema Portuale – Ufficio Tecnico».
La nota dell’AdSP inoltre confuta le osservazioni da noi avanzate nella missiva, che tuttavia ribadiamo integralmente, pronti a fornire ogni chiarimento su tutte le questioni esposte.
Nel corso della riunione del prossimo 16 ottobre chiederemo che vengano effettuate verifiche sui fabbricati, misurazioni puntuali delle vibrazioni e delle polveri sottili, e -soprattutto - che siano garantite adeguate tutele per la salute dei residenti.
Nella riunione non sono all’o.d.g. le questioni rilevantissime relative ai piani e ai progetti in corso e a quelli proposti con il nuovo PRP in discussione soggetti a una specifica procedura tecnico amministrativa alla quale auspicabilmente la cittadinanza dovrà partecipare.
*****
Il Nuovo Piano Regolatore Portuale e i rischi per l’Area Orientale
Il 20 dicembre 2024, sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è stato pubblicato il «Rapporto Ambientale Preliminare» per la redazione del nuovo «Piano Regolatore Portuale del Porto di Napoli», con la richiesta di avvio della procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica).
Il piano, il cui iter procedurale è in corso, prevede un’ulteriore espansione del porto verso l’Area Orientale, prospettiva che - qualora autorizzata - comporterebbe un impatto aggiuntivo e insostenibile sul futuro di questa parte della città.
Il nuovo piano conferma un indirizzo “consolidatosi” nel tempo secondo cui il litorale sangiovannese deve essere messo al servizio delle attività portuali e della nautica da diporto. A mio avviso, il piano in discussione risulta per molti aspetti più invasivo di quelli precedenti che hanno devastato la costa.
È indispensabile che su tale tema si apra una riflessione pubblica, approfondita e partecipata, capace di affrontare tutte le implicazioni ambientali, sociali ed economiche del progetto.
Al quadro già estremamente complesso dell’Area Orientale si sommano le previsioni contenute nel nuovo Piano che, se approvato, aggraverebbe una situazione segnata da oltre un secolo di incuria e devastazione ambientale. Vaste porzioni di territorio e tratti di fondale marino risultano tuttora inquinati e, nonostante quanto stabilito dalla legge 426/98, attendono ancora, da ventisette anni, gli interventi di bonifica.
Considerata la rilevanza delle problematiche connesse all’espansione del porto, è indispensabile affrontare in modo organico tutte le criticità: passate, presenti e future.
Il Piano Regolatore Portuale proposto definisce l’ambito delle attività nei diversi settori di seguito sinteticamente descritte:
- Nel «Porto Storico», dal Molo San Vincenzo alla Calata Piliero, incremento del traffico crocieristico e interventi di riqualificazione urbana;
- Nel «Porto Operativo»:
- Dal Molo del Carmine alla Calata Marinella, la cantieristica e le riparazioni navali;
- Dal Pontile Vittorio Emanuele III alla Calata Pollena i «traffici commerciali, contenitori, merci varie, rinfuse solide e liquide»;
- Nell’Area Orientale, dal Pontile Vigliena alla Nuova Banchina di Levante, prevede lo spostamento e il potenziamento del traffico container e delle rinfuse liquide (carburanti), con la esecuzione di opere ad altissimo impatto ambientale.
Per quanto riguarda i carburanti, il Piano “assicura” che le nuove infrastrutture saranno realizzate «in attesa della definitiva delocalizzazione dei depositi costieri da Napoli orientale». Nel piano non si cita che la delocalizzazione degli impianti, stabilita nel 2006, fu prevista non oltre il 2026. Nel 2006 la decisione fu sottoscritta tra tutte le componenti in causa. Il piano a distanza di 19 anni è ormai del tutto privo di credibilità e fondamento. Ciononostante, viene menzionato, dai promotori, genericamente con una buona dose di insincerità.
Le autorità competenti non hanno finora fornito alla cittadinanza informazioni adeguate su programmi di simile portata e sul potenziale impatto che prospettano.
Il Rapporto Ambientale per la redazione del nuovo PRP è stato trasmesso nei mesi scorsi dall’AdSP agli enti competenti per recepire eventuali osservazioni e proposte.
Tra i destinatari figura il Comune di Napoli - «Area Infrastrutture dei Trasporti» che ha trasmesso il suo contributo. Nel documento del Comune non si rilevano argomentazioni sfavorevoli al piano. Non dicono nulla sull’espansione del porto verso l’Area Orientale e nemmeno sulla rilocalizzazione delle rinfuse liquide verso l’abitato di San Giovanni, né al proposito di raddoppiare l’area containers.
Il Comune invece sottolinea ulteriormente la «realizzazione dei nuovi porti [turistici] di Vigliena e Bagnoli-Coroglio», peraltro già recepiti dal piano in discussione.
Il Comune sostanzialmente si limita ad alcune raccomandazioni sulla viabilità e ribadisce essenzialmente la sua competenza in tema di pianificazione delle aree di interazione porto - città. Sottolinea poi per quanto riguarda la Transizione Energetica, nientedimeno, la rilevanza «di possibili configurazioni per l’autoconsumo diffuso, con particolare riferimento alle comunità energetiche, che possano coinvolgere le aree cittadine, situate nelle medesime cabine primarie dell'area portuale, maggiormente connotate da criticità in materia di povertà energetica».
Seguono gli altri pareri:
- la Regione Campania - «Ufficio Speciale Valutazioni Ambientali» - ha comunicato all’AdSP che «non ha particolari osservazioni in merito ai documenti pubblicati»;
- L’ARPAC non pone particolari rilievi;
- La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli e la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio raccomandano di porre particolare attenzione alla valutazione degli impatti ambientali e paesaggistici, diretti e indiretti, immediati e futuri, connessi al completamento e raddoppio della Darsena di Levante mediante il tombamento della Darsena Petroli. La Soprintendenza segnala inoltre il mancato rispetto delle prescrizioni dettate in precedenza relative alla riqualificazione paesaggistica dell’area e al restauro del Forte di Vigliena da parte dell’Autorità portuale;
- La Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si limita ad esporre le procedure e la legislazione concernente i siti contaminati e la recente riperimetrazione del SIN Napoli Orientale;
- Il Comitato Tecnico CTVIA nel suo parere ha rivolto diversi rilievi critici poiché nel piano non «vengono analizzati e stimati i potenziali impatti ambientali del PRP di Napoli, secondo lo schema di riferimento adottato dalla EEA (European Environmental Agency)». Poi aggiunge ancora che «non è chiaro se gli interventi programmati del Programma Triennale …. siano quelli presenti nella proposta del nuovo PRP… e se siano già in corso di realizzazione». Aggiunge ancora che il piano non ha considerato «anche l’opzione dell’Alternativa ‘0’», e tanto altro ancora tra cui il tema rilevantissimo concernente la salute dei residenti.
E mentre l’Amministrazione comunale di Napoli - insieme a una parte della stampa - parla di un “mare ritrovato”, di spiagge “bonificate” e di piazze green, nulla viene detto sulle reali pianificazioni in corso, né sui gravi effetti che queste avranno sulla vita dei futuri residenti.
Oltre a quanto già deciso negli anni scorsi, si stanno delineando scelte destinate ad avere un impatto duraturo, nei prossimi decenni (se non secoli), sulla vita dei sangiovannesi e di tutta l’Area Orientale.
Eppure, su tali prospettive, non esiste alcun dibattito pubblico: solo propaganda, spesso amplificata da soggetti locali noti per ambiguità e scarsa competenza.
Mentre i cantieri attuali già gravano sull’ambiente e sulla vita dei residenti, il nuovo piano prevede ulteriori infrastrutture destinate ad aggravare la situazione del litorale di San Giovanni a Teduccio. Tra queste:
- Raddoppio dell’area container, con la realizzazione di un piazzale di circa 400.000 m² affacciato sul mare, di fronte a Vigliena. Con la colmata della Darsena Petroli, la banchina di Levante raggiungerà una lunghezza di oltre 1.150 metri. Nel Rapporto Ambientale, il promotore afferma che «si conferma la tendenza crescente delle navi portacontainer, fino a raggiungere la dimensione massima prevista dal progetto del nuovo Terminal contenitori di Levante (nave da 11.000 TEU)». Tuttavia, nello stesso Rapporto si indica come nave tipo la «Eugen Maersk, (IMO 9321550)», che attraccherà alle nuove banchine. La nave ha una lunghezza di 400 metri e una larghezza di 56 metri. Le schede tecniche riportano una capacità di carico di 17.816 TEU, circa il doppio rispetto alle navi attualmente in grado di attraccare nel porto di Napoli, con una capacità di «circa 9.400 TEU» e oltre gli 11.000 TEU indicati dal promotore.
- Spostamento dell’Area Petroli nei pressi della spiaggia di Vigliena, precedentemente destinata alla cantieristica per la nautica da diporto. Il futuro «Nuovo Terminal Petroli» sarà accessibile unicamente da Via Detta Innominata, con inevitabili disagi per i residenti e la perdita definitiva della spiaggia pubblica, oggi frequentata da bagnanti “felicemente” inconsapevoli del progetto. Analoga sorte toccherà a coloro che ormeggiano le proprie imbarcazioni nel canale dello scarico delle acque di raffreddamento della centrale termoelettrica: anch’essi, loro malgrado, verranno allontanati da uno spazio che hanno utilizzato fino ad oggi, senza rendersi conto che presto ne saranno esclusi. I quali in alcuni casi, paradossalmente, si sono perfino accaniti in modo indecoroso contro chi osa evidenziare e critica tali propositi.
- Costruzione di un invaso lungo 675 metri e largo 70 sulla diga foranea, di fronte all’ex Corradini e, sostanzialmente, in corrispondenza di Corso San Giovanni, al fine di «consentire l’accoglienza di unità navali di grandi dimensioni» destinate al traffico delle «rinfuse liquide» (carburanti). Tutto ciò in un contesto caratterizzato da un elevato rischio ambientale, aggravato dalle molteplici attività previste nell’area.
- Realizzazione di due «mono boe» esterne alla diga foranea, destinate al traffico di prodotti petroliferi. Queste installazioni sorgeranno proprio di fronte al litorale compreso tra l’ex Corradini e la spiaggia del Municipio, alterando in modo irreversibile il paesaggio costiero e incrementando i rischi, a poca distanza dalla riva, di un possibile “incidente rilevante”.
- Progetto di un approdo turistico davanti all’ex Corradini, che esclude la restituzione della spiaggia alla fruizione pubblica, riservandola di fatto a chi possiede un’imbarcazione e le risorse economiche per mantenerla. Il tutto in un contesto già caratterizzato dalla presenza di attività a rischio rilevante.
- Individuazione di nuove aree retroportuali ritenute irrinunciabili, comprese quelle reperibili a Barra, Ponticelli e Poggioreale, destinate alla gestione del traffico container. Lo scenario urbano che ne deriverebbe appare caotico, privo di qualità urbana e caratterizzato da un fortissimo impatto ambientale, con tutte le conseguenze sanitarie che ne derivano.
Conclusioni
Le trasformazioni prospettate sono, a mio giudizio, sconvolgenti.
Eppure, tutto tace: si parla di acque “cristalline”, di eventi e di iniziative di facciata, ma non si affronta la realtà di un piano che potrebbe compromettere irreversibilmente il futuro del territorio.
La popolazione, ancora una volta, non viene informata e viene sommersa da una propaganda che nega la verità dei fatti.
Occorre una responsabilità collettiva da parte della comunità locale per approfondire i temi in discussione e agire in tutte le sedi opportune, anche politiche (tutte). È urgente superare l’atteggiamento passivo e subalterno che da decenni condanna quest’area a un ruolo marginale.
Nel nuovo Piano Regolatore Portuale non trovano spazio le ragioni della comunità locale né i fondamentali diritti di cittadinanza. Pur dichiarando di voler tutelare - com’è giusto che sia, vista la portata dell’impatto che il piano potrebbe avere a notevole distanza - i paesaggi agrari della Città Metropolitana, dai vigneti dell’Asprinio dell’agro di Giugliano agli agrumeti della Penisola Sorrentina. Si ignorano invece intenzionalmente i diritti dei cittadini di San Giovanni e di tutta l’Area Orientale, legati alla salute, alla sicurezza, alla qualità urbana e al benessere sociale.
A breve il nuovo Piano Regolatore Portuale sarà sottoposto alla “Partecipazione del Pubblico”: sarà quindi necessario presentare osservazioni puntuali e motivate e organizzare un’iniziativa pubblica.
Lo scenario delineato richiede una partecipazione attiva della cittadinanza e il contributo di nuove energie e competenze, per affrontare una battaglia difficile ma indispensabile.
Per quanto mi riguarda, continuerò comunque - se vi saranno le condizioni - a offrire il mio contributo, insieme a chi vorrà impegnarsi, per difendere il territorio e i diritti dei residenti. Penso pure che dovremmo organizzare una riunione per confrontarci sui temi trattati.
****
P.S.
Dal 2000, il Porto di Napoli ha visto una serie di piani e interventi mirati all’espansione e al potenziamento delle sue strutture. L’Accordo di Programma del dicembre 2000 ha stabilito l’adeguamento della Darsena di Levante a Terminal Contenitori, progetto tuttora in fase di completamento e autorizzato con VIA n. 5 del 09/01/2008. Il PRP del 1958 nei piani attuali rimane ancora un riferimento costante, prevedendo la costruzione di più darsene per i carburanti, lasciando spazio a possibili ulteriori ampliamenti.
Nel 2012 fu presentato un nuovo Piano Regolatore Portuale, restituito nel 2013 per carenze procedurali, che prevedeva il tombamento della Darsena Petroli e la costruzione di una piattaforma oltre la Diga Foranea per attracco delle petroliere; il piano è tuttora bloccato. Nel 2018, il «Master Plan del Porto di Napoli» proponeva ulteriori ampliamenti delle banchine del Terminale Contenitori davanti all’ex Corradini e interventi sui beni culturali industriali, ma il progetto fu abbandonato con la delibera del Presidente dell’AdSP 42/2021.
Attualmente proseguono i lavori di completamento del Terminale Contenitori e del consolidamento della Diga Foranea all’imboccatura del Porto di Levante. Il nuovo Piano Regolatore evidenzia la scarsa disponibilità di spazi e le complessità delle espansioni a mare, esprimendo anche un “rammarico” per «l’impossibilità dell’espansione ad oriente, oltre il litorale di San Giovanni a Teduccio». Con tali vincoli, risulta difficile immaginare uno sviluppo e un’innovazione coerenti con le esigenze odierne. Del resto, il nuovo Piano Regolatore Portuale attualmente in discussione riprende in larga parte i contenuti del Piano del 2012 - quello bocciato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - ma in una versione ulteriormente peggiorata.




















